Io tifo la mia emergenza contro la tua
Ho la fortuna di lavorare per un’azienda che ti invita a partecipare a eventi interessanti. Lunedì 11 ero presente a un incontro con Nando Pagnoncelli, presidente di IPSOS, dedicato al tema della differenza tra realtà e percezione. Fece molto scalpore qualche tempo fa una ricerca internazionale (Perils of Perception 2017: l’indagine sul pericolo delle percezioni) che mostrava come l’Italia guidasse la classifica, poco lusinghiera, della distanza tra percezioni dei cittadini e realtà dei fatti.
I punti sottolineati con più forza da Pagnoncelli sono stati quelli relativi alle distorsioni informative relative a social network e politica. Per quanto riguarda i primi, è emerso che quasi tutti siamo vittime di omofilia, ovvero la cieca ricerca di pareri simili al nostro, di conferme, di persone che la pensano come noi. Una volta lo si faceva col giornale. Ora con i contatti, che diventano una bolla all’interno della quale non è possibile individuare alcuna voce dissonante rispetto alle nostre opinioni. Ad agevolare questo comportamento sono gli algoritmi che sottostanno ai feed di notizie e status. Con buona pace del pensiero critico.
Per quanto riguarda la politica, è emersa una riflessione molto interessante: oramai non si fa più campagna elettorale per conquistare voti degli altrui schieramenti, bensì per mantenere i propri, per consolidare il proprio zoccolo duro e convincerlo ad andare a votare tramite vere e proprie chiamate alle armi. In breve, io vinco le elezioni se riesco a sconfiggere il mio astensionismo meglio di quanto tu faccia col tuo.
La destra, per esempio, ha spinto parecchio negli ultimi anni sulla cosiddetta emergenza immigrati. Ebbene, dai dati delle ricerche di IPSOS appare chiaro che il problema dell’immigrazione viene percepito, dagli elettori di destra, come il principale per il nostro Paese. Quando però, nell’ambito dello stesso sondaggio, viene chiesto se l’immigrazione sia un problema relativo alla zona di residenza del singolo intervistato, la risposta è negativa. Come dire: tutti sostengono che l’immigrazione sia un problema di altri. Ergo: in realtà l’immigrazione non è un’emergenza, ma viene percepita come tale.
Puntare su questo tema a oltranza, diffondere e stigmatizzare ogni singolo episodio di criminalità da parte degli immigrati è quindi una strategia politica ben precisa per conservare il proprio elettorato, compattare, rinchiudere in una logica da tifo calcistico che ha bisogno di coloro che la pensano diversamente (chi non ritiene l’immigrazione un’emergenza) per rinforzare tramite contrapposizione la propria identità.
Per quanto riguarda il centro-sinistra, invece, credo che lo scenario sia completamente diverso.
I miei contatti di Facebook sono in grande maggioranza, infatti, di quello schieramento. Probabilmente perché io stesso sono di sinistra, anche se attualmente non rappresentato, diciamo così.
Sono quasi tutti laureati, persone dotate di ottima capacità critica e di strumenti culturali adeguati a leggere la realtà. Sì, insomma, parliamoci chiaro: non sono ignoranti come quelli di destra, non sono “analfabeti funzionali”.
Le loro battaglie sono di civiltà. Tutte le volte che la loro parte politica organizza un corteo per la difesa della democrazia contro il Fascismo (che, è un dato di fatto, si è ormai completamente ristabilito tra noi) rispondono compatti all’appello. Lo strumento della condivisione su social viene utilizzato opportunamente per stigmatizzare le violenze dei Fascisti che ormai sono in ogni strada, a ogni ora.
Perché perdere tempo a cercare di capire per quale motivo le politiche di esclusione degli ultimi anni hanno portato molte persone a votare la destra, con i suoi proclami di attacco all’immigrazione e il suo strizzare l’occhio all’identità tifo-razzistoide? «Se sono ignoranti, ‘sti buzzurri che abitano in periferia, non è mica colpa nostra.» Già.
Il giornale d’area, Repubblica, è pronto a supportare questa grande capacità critica di leggere la realtà dei fatti: non è raro imbattersi, per esempio, in importantissime denunce di episodi di Fascismo come, per esempio, il ritrovamento di una cartolina del Duce nella cantina di una novantenne a Novara.
Perché, è chiaro a tutti: gli eventi di criminalità degli immigrati sono solo episodi, mentre gli atti di violenza delle teste rasate costituiscono una vera e propria emergenza che tocca la quotidianità di ognuno.
Sono molto attenti alle iniziative politiche del loro schieramento in difesa della democrazia, iniziative che appaiono spesso subito dopo i momenti di difficoltà (elettorale o parlamentare) avvenute per colpa dei Fascisti.
Un fronte comune, insomma: tutti compatti contro il Fascismo e a difesa della lettura critica delle cose.
*** *** ***
Fotografia di Adriano Padua tratta dalla serie “Il quarto stato”, per gentile concessione dell’autore. Adriano Padua è nato a Ragusa nel 1978. Ha pubblicato le seguenti opere: Le Parole Cadute (d’if, 2009), Alfabeto provvisorio delle cose (Arcipelago, 2010), La presenza del vedere (Polimata, 2010), Schema (d’if, 2012), Still Life (Miraggi, 2017). Come performer ha partecipato ai maggiori festival e appuntamenti nazionali di poesia (Romapoesia, Parmapoesia, Absolute Poetry di Monfalcone, Festival della poesia civile di Vercelli, Poesia Presente di Milano, Notte Bianca di Roma, RicercaBo di Bologna). Laureato in sociologia della letteratura, ex giornalista, lavora nel campo della comunicazione e degli eventi culturali. Esegue i suoi testi con la collaborazione di dj e musicisti. Si diletta di fotografia.
Mario Bramè è nato a Vigevano nel 1973 e vive a Milano. È stato (o è tuttora): ph.d in filosofia della scienza, tifoso, scrittore, grafico, runner, editore, project manager, batterista, saggista, seo specialist, redattore, chitarrista, direttore di collana, studente di ingegneria, traduttore, programmatore, cantante, webdesigner, editor, inter-railer, organizzatore di concerti.
Nel 2018 ha pubblicato il romanzo La notte dei ragni d’oleandro.
.