La Rivoluzione Allegra
Dopo la pubblicazione del pezzo La peste e la rivoluzione di Giulio Milani, che verrà pubblicato da Transeuropa a ottobre in edizione ampliata, molte cose sono successe.
Ispirato dall’incontro tra lo stesso Milani e il poeta filosofo Marco Guzzi, è nato un gruppo ligure-apuano che riprende il concetto di “rivoluzione allegra”: una rivoluzione prima di tutto spirituale, capace di ricostruire il tessuto dei rapporti umani logorato dall’ideologia del profitto e poi reciso dalla gestione “contactless” della pandemia.
Il gruppo è nato ufficialmente il 18 maggio 2021, lo stesso giorno in cui Franco Battiato ha iniziato il suo attraversamento del Bardo, e si è fatto trovare pronto allorché, a partire dal 24 luglio, hanno preso avvio le manifestazioni di protesta che si sono tenute e si stanno tenendo ancor oggi ogni sabato in moltissime città del nostro Paese come del resto d’Europa (e non solo).
Organizzata come un esercito di guerrieri libertari in lotta per i propri diritti, per la democrazia, per lo Stato di diritto, per la società aperta e per un cambiamento radicale dei rapporti umani, prima che economici, Rivoluzione Allegra si è rapidamente allargata in un’area vasta che va da Viareggio a Spezia passando per il baricentro di Massa Carrara, e che si sta estenendo anche in altre Regioni come nella Tuscia e nella Sabina.
Nel frattempo, la casa editrice Transeuropa ha lanciato per ottobre una vera e propria offensiva editoriale con quattro titoli dedicati al tema del terremoto politico, economico e sociale avvenuto nel marzo del 2020 e che trova l’Italia al centro di uno scenario geopolitico inedito e gravido di conseguenze. Oltre al già citato volume La peste e la rivoluzione, usciranno a ottobre anche i volumi Noi siamo l’opposizione che non si sente, che raccoglie in antologia oltre 50 contributi di autori non allineati alla narrazione dominante, l’inchiesta della giornalista Serena Romano sulle terapie domiciliari precoci dal titolo Fahreneit 2021 e il diario dell’esperienza di istruzione parentale svolta dallo stesso Milani con una parte del nucleo fondante di Rivoluzione Allegra durante l’anno scolastico 2020/2021, La scuola fatta in casa.
Gli Imperdonabili, come movimento artistico-letterario e sociale da tempo interessato a cambiare radicalmente il panorama culturale del nostro Paese, benedicono tutte queste entusiasmanti iniziative e offrono a Rivoluzione Allegra lo spazio di questa pagina per pubblicare tutti gli aggiornamenti, le informazioni, le notizie con cui il nuovo laboratorio politico intenda tenere aggiornato un pubblico più vasto, interessato ai possibili sviluppi del Movimento di opposizione all’emergenza permanente.
Riportiamo qui, integralmente, il manifesto costitutivo del gruppo originario, con l’augurio che possa fare da viatico per la costituzione di altri gruppi territoriali e da volano per la costituzione di un fronte unitario di lotta, come si sta configurando a partire dal neonato Fronte del Dissenso, a cui Rivoluzione Allegra ha aderito e con cui sta organizzando la manifestazione di piazza San Giovanni a Roma del 25 settembre e il «Rockdown totale» che si terrà, proprio a Massa, giovedì 7 ottobre in piazza Berlinguer, dalle 15,00 alle 19,00.
Il gruppo Facebook nazionale di Rivoluzione Allegra si trova a questo link.
Il canale Telegram nazionale si chiama invece Rivoluzione Allegra Ch. Official: https://t.me/rivoluzioneallegra
RivAl – Rivoluzione Allegra (il nome doppio è la nostra formula: ferita/balsamo)
Manifesto di Rivoluzione Allegra, Massa, maggio-giugno 2021
Colori sociali: bandiera verde-nera dell’ecologia sociale
Simbolo: una Fenice verde nera stilizzata, in forma aperta e in forma di Tao
Preambolo
La “rivoluzione allegra” o rivoluzione libertaria è prima di tutto lo sforzo di costruire nel nostro Paese, a partire dai territori, una rete di opposizione politica, artistica e culturale permanente, ovvero una struttura organizzativa federata, decentrata, non gerarchica, non violenta, capace di opporsi alla deriva della democrazia liberale nella democrazia totalitaria rovesciando il moto violento della storia a nostro favore, senza vagheggiare la presa del potere, ma tutto al contrario con l’idea di sottoporre l’esistente a una critica inesorabile. Il potere si difende da ciò che chiama “populismo” in modo populistico, allo scopo di rovesciare contro il popolo la necessità di cambiamento spirituale e di critica alla tecnologia e all’autorità che ormai fa parte del tratto distintivo delle nazioni umane occidentali. Tuttavia il processo di contestazione del potere è ormai innescato, come è innescato il moto violento della storia che ha travolto tutto quello che nella democrazia liberale era già stato tradito, svuotato di significati, come la stessa Carta Costituzionale prodotta dalla guerra di liberazione al nazi-fascismo, rimasta perlopiù lettera morta. La rivoluzione allegra intende attuare la Costituzione, obbedire alla Costituzione, far rispettare la Costituzione e insieme costituire un’opposizione permanente alla rivoluzione tecno-immunitaria, che sterilizza il Novecento “analogico” e produce la fuga in avanti della “Superlega” dei ricchi occidentali e dei privilegiati.
Le ideologie contro cui ci battiamo sono quelle totalitarie, che impongono lo Stato etico e un’idea di “progresso” tale da concepire un inizio e un traguardo della storia e del percorso umano, una “società perfetta o ideale” da raggiungere a ogni costo dietro le lusinghe e le “narrazioni” di questo o quel regista e dei suoi sceneggiatori: preferiamo di gran lunga quel genere di perfezionamento spirituale, o iniziatico, che consente a ogni persona di vivere un’esistenza dignitosa in vista del suo compimento, senza dipendere da quanto l’economia dell’invidia ci dice di dover fare per apparire migliori agli occhi degli altri, costringendoci a vivere in una aggressiva e frustrante classificazione perenne. Al progresso e al fine, preferiamo il metodo, alla classe e alle classifiche, la consapevolezza, al soggetto assoggettato, l’autonomia sociale, al potere delegato, la socializzazione dei saperi, all’economia dell’invidia, il mutualismo, alla tecnologia, la tecnica per migliorarci come persone in rapporto a chi ci sopporta e al mondo che ci nutre e chiede soltanto il nostro rispetto.
I punti programmatici nell’attuale scenario di lotta:
1) sappiamo di essere in netta minoranza, privi di rappresentanza politica, quindi è tassativo trovare il modo di contarci, riconoscerci e farci riconoscere attraverso simboli comuni, come un esercito in lotta. Tuttavia, anche se ci sentiamo accerchiati e sotto schiaffo, ovvero proprio per questo, dobbiamo evitare in tutti i modi di sviluppare una “cultura dell’assedio”: la sindrome di chi si sente accerchiato dall’emergenza è proprio quella che ci ha portato dove siamo e ha distrutto tutti gli anticorpi democratici; la “cultura dell’assedio” sconfina subito dall’autodifesa nell’intimidazione, nella prepotenza, nell’estorsione e nella repressione come deterrente per “avvertire”, scoraggiare, discriminare, per poi rovesciarsi anche all’interno del gruppo di appartenenza, dove seguono epurazioni e dinamiche bellico-sociali; noi invece praticheremo la lotta esercitando la ferita della ribellione da una parte e applicando il balsamo della non violenza dall’altra, in modo da restare nell’alveo della società aperta e pluralista che intendiamo
ricreare dalle fondamenta; per questo è indispensabile anche uscire dal linguaggio “covidista”, costruito a senso unico intorno a un unico evento, e iniziare a parlare di futuro;
2) la struttura a rete della Rivoluzione Allegra deve essere decentrata, territoriale, non verticistica, anche per impedire che tolto il vertice o i centri nevralgici collassi l’intera struttura;
3) leadership: anche se possono formarsi direttivi, non c’è gerarchia, c’è ascolto per la parola dei saggi e possibilmente una turnazione con scambio di consegne tra chi esce e chi entra in modo che tutti imparino a dirigere l’azione e non ci siano membri insostituibili, oltre a dare spazio a diversità di vedute e di iniziative;
4) bisogna fondare gruppi territoriali su base mutualistica, nei quali imparare come si esercitano e si difendono i diritti costituzionali in ogni situazione, dal luogo pubblico al confronto con le forze dell’ordine, alla scuola, agli ospedali, ai posti di lavoro;
5) ogni azione deve tener conto anche della necessità di far conoscere il gruppo e aggregare chi ha capito che le cose non cambieranno senza un ruolo attivo, fornendogli una base di istruzione e di appoggio; per conoscerci e per farci conoscere sul territorio, è indispensabile che ogni gruppo si doti di bandiere, adesivi, biglietti da visita, magliette coi nostri simboli, magari individuando un unico centro di acquisto per abbattere i costi di produzione e distribuendo una parte di queste o altre produzioni alle manifestazioni per rientrare delle spese vive;
6) quello che dobbiamo mettere in campo è una forza di interposizione e di deterrenza, capace di resistere ai soprusi ed evidenziare la natura verticistica, illegale, controproducente, non contrattuale, discriminatoria, di natura politico-economica della vertenza: se infatti devi difendere una Grande Opera col filo spinato, le forze dell’ordine, lo stigma, gli arresti, le persecuzioni, comincia ad apparire evidente che quella Grande Opera è un disvalore; allo stesso modo, il Grande Reset o “rivoluzione verde di Draghi” o “transizione” tecnologica, messo sotto assedio – per quanto da forze numericamente inferiori – comincerà a emanare una luce sinistra; ecco perché dobbiamo continuare con la lotta: se le proteste più visibili e contingenti cesseranno, trasformeremo la nostra organizzata presenza in una contestazione permanente, territorio per territorio, luogo di lavoro per luogo di lavoro, scuola per scuola, esercizio commerciale per esercizio commerciale, casa di sindaco per casa di sindaco, finché non sarà chiaro a tutti che in questo modo non può continuare, che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello che sta capitando;
7) le azioni più importanti devono avere la copertura mediatica e quindi è indispensabile costituire un gruppo di comunicazione in ogni territorio; occorre produrre volantini dove indicare sinteticamente il programma di azione e il modo per contattarci, per fare proselitismo; stringere relazioni con professionisti qualificati (avvocati, magistrati, scienziati, medici) che abbiano dato prova di agire in modo corretto; cercare la collaborazione con altri gruppi di dissidenza già operativi; farci promotori di una confederazione nazionale che unisca tutto il fronte del dissenso in una piattaforma di rivendicazione comune;
8) organizzare eventi dalla formula riconoscibile (per es. «Rockdown») con musica, danze, abbracci, arte di strada e l’intervento di autori di libri dalla nostra parte; partecipare a iniziative simili di altri gruppi, nell’ottica della condivisione di comuni intenti; la partecipazione alle proteste di piazza o la loro gestione non deve necessariamente avvenire con i simboli di appartenenza, che invece vanno sempre impiegati per le azioni sui territori (picchetti di protesta, interventi di aiuto su casi specifici, boicottaggi, contestazioni, azioni dimostrative, ecc), evitando sempre lo scontro con le altre persone e con le forze dell’ordine; nelle piazze, i gruppi di Rivoluzione Allegra possono portare la loro creatività elaborando azioni simboliche di forte impatto (es. far precipitare un ritratto di Draghi da grande altezza, bruciare i Green Pass e il resto di certificazioni, ecc.) come antidoto alla propaganda;
9) prevedere un piano B di scuola diffusa per accogliere i giovani “rifugiati politici” nel caso in cui la scuola pubblica discriminasse l’ingresso su base burocratico-vaccinista e non si riuscisse in alcun modo a ottenere un allentamento della pressione alla vaccinazione obbligatoria per gli studenti;
10) coinvolgere i giovani e gli artisti nelle nostre attività sul territorio attraverso corsi di autodifesa legale e obbedienza costituzionale, volantinaggio, street art, graffitismo, in modo da occupare anche visivamente il territorio con i nostri simboli e le nostre performance; quello che facciamo deve diventare un momento di liberazione giovanile, artistica, culturale, accogliente con le famiglie e quindi rivolto al futuro e all’autodeterminazione per statuto.
Le regole di funzionamento del gruppo
1. Reciproco rispetto identitario: a nessuno è richiesto di rinunciare alla propria identità politica, culturale, sessuale o religiosa. A ognuno è richiesto di non ostentarla, impegnandosi sull’obiettivo comune, ovvero far rispettare la nostra Carta Costituzionale.
2. Ogni realtà territoriale esprime un portavoce, un tesoriere, un gruppo addetto alla comunicazione e vari gruppi di lavoro: questi esprimono a loro volta, a ogni plenaria, il frutto di un lavoro collegiale; se possibile, far conoscere tra loro i più giovani perché si crei anche un gruppo giovanile coeso, magari attraverso attività convivali (picnic, scampagnate, laboratori offerti da adulti del gruppo, ecc.);
3. Gli aderenti si danno appuntamento a scadenza quindicinale. Gli incontri sono intervallati dalle riunioni dei tavoli di lavoro (es. homeschooling, DAD di gruppo, banca del tempo, mutualismo, controllo di gestione per l’avvio di nuove attività, presidi sanitari alternativi, ecc.), in modo da mantenere viva la relazione reale tra i partecipanti e consentire ai sottogruppi, ogni quindici giorni, di riferire in plenaria sull’andamento dei rispettivi tavoli di lavoro. È strategico elaborare anche iniziative rivolte all’esterno e soprattutto ai giovani e alle fasce maggiormente colpite dalla crisi, per dimostrare nei fatti la possibilità di costruire un modo differente di stare insieme e di concepire la comunità (es. offrire, dove e quando possibile, aiuto per i chi si ammala di Covid ed è abbandonato a sé stesso, agli insegnanti ai sanitari, ai lavoratori sotto attacco, ai lavoratori in cerca di occupazione o per chi intende aprire un’attività o per chi vede la propria a rischio chiusura, sfruttando le competenze e le relazioni professionali interne a ogni gruppo).
4. Nelle chat principali, l’uso di link e media deve essere limitato a occasioni eccezionali, in modo da consentire rapida consultazione da parte di tutti.
5. Le chat operative sono costituite esclusivamente da membri effettivamente operanti, e conosciuti di persona. Si consiglia in ogni caso di formare una “cabina di regia” tra persone fidatissime in modo da evitare infiltrazioni.
6. Nel canale Telegram nazionale possono postare solo i portavoce delle realtà territoriali.
7. Il gruppo Facebook nazionale è invece aperto al contributo di tutti gli iscritti.
Gli obiettivi di lungo periodo
1) Ottenere la revoca dello stato di emergenza, fattispecie incostituzionale e prevista solo in caso di guerra, le dimissioni in blocco del Governo, nuove elezioni, un’inchiesta giudiziaria indipendente per i tutti i responsabili della gestione sconsiderata e pretestuosa della crisi sanitaria.
2) Ottenere l’abolizione totale del Green Pass quale strumento non scientifico di assimilazione, vera e propria arma di estorsione (e di distrazione) non tanto o non solo per vaccinare il complesso della cittadinanza, ma per costruire le basi della società del controllo e dello Stato etico totalitario, fondato sulla discriminazione, sul mercato della paura e della sorveglianza tecnologica, nonché prima pietra del sistema di credito sociale con premi e punizioni già in uso nel modello cinese.
3) Ottenere l’abolizione di ogni forma diretta o indiretta di obbligo vaccinale, in quanto illegittima ai sensi dell’art. 32 Cost. Affiancare alla profilassi vaccinale, su base volontaria, un sistema di farmacovigilanza attiva e insieme un protocollo nazionale che preveda tutte le terapie domiciliari precoci oggi disponibili.
4) Modificare radicalmente l’impianto del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, oggi fondato sull’accentramento dei poteri in capo al Presidente del Consiglio e al governo centrale, sulla digitalizzazione, su una determinazione non pattizia e calata dall’alto degli ambiti di intervento realmente necessari. Potenziare, viceversa, tutto il sistema sanitario nazionale, la scuola pubblica, i trasporti, con nuovi mezzi, spazi, assunzioni.
5) Fissare limiti reali a oligopoli e monopoli, disarticolando gruppi di potere nazionali in tutti gli ambiti sensibili, a partire da quello editoriale: la presenza di colossi come Mondazzoli o Gedi o Cairo Editore è alla base dell’attuale appiattimento a senso unico del dibattito pubblico e scientifico ovvero di una inaudita compressione del pluralismo democratico. Fissare regole certe e sottoposte a controllo democratico per l’azione delle multinazionali dell’informazione.
6) Il cosiddetto “progresso” ha preso oggi una strada suicidaria, che vede il prevalere dell’economia finanziaria sull’economia reale, a discapito del lavoro e della prosperità di milioni di persone, la cui intera esistenza è sempre più compromessa e sottoposta a regole che non appartengono ai principi del libero scambio, del risparmio, di un indirizzo sociale della proprietà, come indicato in Costituzione, ma a quelle imposte dai grandi monopoli e fondi internazionali: occorre pertanto fissare un limite al profitto di industrie e multinazionali sul territorio nazionale, al fine di dare respiro alla economia reale, fatta dalle persone e non dai grandi gruppi finanziari. Occorre inoltre iniziare a pensare in termini di ecologia reale, legata ai limiti delle risorse disponibili. L’ideologia del profitto per il profitto, che avvantaggia pochissimi soggetti e porta a mettere a rischio la sopravvivenza dei più, trasformando l’attività imprenditoriale in un’occasione di rapina senza limiti, va cancellata dalla mentalità e dalla pratica corrente. Insieme all’ideologia del profitto, crollerà anche la censura dell’ideologia del mercato per tutte le voci e le sensibilità differenti, che ha nome di mainstream o pensiero unico.
7) Individuare la modalità più adatta (es. petizione alle Camere) per chiedere l’elezione di una nuova Assemblea Ri-Costituente, composta dalla più ampia rappresentanza sociale possibile. L’Assemblea dovrà farsi carico di effettuare tutti quei cambiamenti che consentano al sistema di rimuovere le cause, non solo alcuni sintomi, del suo tracollo. Se rivoluzione deve essere, lo sia davvero: de jure, non di fatto, non violenta, legale, partecipata dalla società civile. L’Assemblea verrà eletta su base regionale, con la quota femminile al 50%, tutte le minoranze linguistiche e le categorie sociali rappresentate. Questa la nostra proposta di partenza. L’Assemblea non potrà mettere in discussione trattati internazionali già siglati e svolgerà il suo lavoro in parallelo all’attività del governo legittimamente eletto, ma in forma indipendente. I lavori della Costituente dureranno un anno, più eventualmente tre mesi supplementari, e i singoli articoli della Costituzione dovranno essere approvati con una maggioranza di due terzi. Una volta definito, il testo sarà sottoposto a un referendum per l’approvazione popolare. Le riforme costituzionali che per Rivoluzione Allegra costituiscono un tema qualificante sono: limitazione della decretazione d’urgenza a un numero definito di ambiti e per un numero limitato di volte l’anno, divieto esplicito di proclamazione dello stato di emergenza nazionale per qualunque altro motivo eccetto la guerra, esclusione dei DPCM come strumento di governo, divieto esplicito di lockdown indiscriminati e generalizzati per motivi epidemiologici, abrogazione del pareggio di bilancio, divieto di cancellazione della banconota, diritto alla privacy e al controllo dei propri dati digitali tanto nei confronti dello Stato che delle aziende private.
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