La SEO, la morte e AstraZeneca: tecniche e principi per un’infodemia perfetta.
Molti non sanno cos’è la SEO e il Click-Through Rate. Allora vi racconto una storia che sembra un film distopico fantascientifico, solo che dentro ci siamo tutti.
Il Click-Through Rate è il “tasso di click” verso un contenuto. Si calcola dividendo il numero di click per il numero di visualizzazioni. Molto semplice. Se io metto in homepage del mio quotidiano un articolo il cui titolo dice “Anche ieri vaccinati a Rovigo trenta pensionati: tutto ok”, questo titolo verrà visualizzato 100 volte insieme agli altri della homepage. E ci cliccheranno su in 2 per andare ad approfondire. C.T.R.: 2%.
Nel testo dell’articolo poi troviamo che la signora Nella, anziana, ha riferito di avere avuto la febbre alta. Ma se io metto nel titolo “Nuovo episodio di febbri incontrollate: la signora Nella di Rovigo rischia la morte per colpa del vaccino AstraZeneca” il CTR di quell’articolo schizzerà al 70%. I giornali online campano così. Perché sulla pagina dell’articolo, quella interna, c’è la pubblicità – mettiamo –, della nuova lavatrice Ariston e Ariston paga la concessionaria pubblicitaria in base al numero di visite effettuate sulla pagina che ospitava il banner.
E qui abbiamo spiegato il primo pezzo. Mi pare evidente il motivo per cui conviene sempre scrivere un titolo allarmistico al posto di uno realistico. E questo avviene SEMPRE, per ogni testata, giocando finemente con le parole, possibilmente rimanendo sufficientemente subdoli. La faccenda, però, non si esaurisce qui.
Il (o la) SEO sta per “ottimizzazione per i motori di ricerca”. Significa che quando si pubblica sul web un contenuto, è meglio farlo seguendo alcuni accorgimenti tecnici e contenutistici in modo che risulti tra i primi risultati dei i motori di ricerca vincendo la concorrenza sugli altri articoli analoghi. Esempio: io, lettore, vengo colpito dall’episodio della signora Nella di Rovigo. Decido così di saperne di più. Vado nella barra di ricerca del browser e cerco. Che cosa? Parliamoci chiaro, della signora Nella a me non frega un granché. Io ho paura per me: voglio sapere se il pericolo può andare oltre la febbre della signora Nella. Allora ci vado giù pesante e scrivo questa semplice coppia di keywords, anche per fare veloce: “Astrazeneca morti”. Immaginiamo, ed è così, che migliaia di persone ragionino come me. Google memorizza le parole più ricercate e le mette a disposizione di coloro che creano contenuti web (anche in maniera free: provate a cercare “Google Trend”).
A questo punto, arriviamo a un nuovo giornalista, di un altro quotidiano, il giorno dopo. Vuole scrivere anche lui della signora Nella e dei vaccini AstraZeneca. Allora va sul tool messo a disposizione da Google AdWords, per esempio, e digita “AstraZeneca” per sapere quali sono le parole più ricercate in relazione a quel vaccino. Ed ecco che i risultati vengono esposti: “AstraZeneca vaccino”, “AstraZeneca quante dosi”, “AstraZeneca produzione”. Ma, di gran lunga, scopre che il più cercato è “AstraZeneca morti”. Allora, se vorrà ottenere l’attenzione dei lettori e, soprattutto, dei motori di ricerca, il nostro nuovo giornalista/titolista – due figure che possono coincidere come no, a seconda anche dell’articolazione redazionale –, sa che dovrà, a sua volta, usare quelle keywords che voi stessi gli avete suggerito con le vostre ricerche allarmate. Quindi scriverà un titolo del tipo “AstraZeneca sospettata per alcune possibili morti”.
Le stesse persone che il giorno prima hanno cercato “Astrazeneca morti” su Google, ora vedranno materializzarsi i loro timori in quell’articolo e lo cliccheranno angosciati. La concessionaria è felice, perché su quella pagina c’è il banner di – mettiamo – Qualità Oro Lavazza e quindi guadagnerà. Il giorno dopo, le statistiche di Google faranno schizzare in alto le ricerche per “Astrazeneca morti” e l’effetto sarà che ora è lo stesso direttore a chiedere di imbastire alla ben e meglio un articolo sulle possibili morti di AstraZeneca.
Il processo è partito: una bolla informativa basata su quasi nulla, che comporta milioni di click, angosce, paure, movimenti di opinioni che continuano ad autoalimentare la bolla stessa grazie al meccanismo perverso che vi ho descritto. I politici, che cercano solo consenso, sospenderanno AstraZeneca, certi di andare incontro all’opinione pubblica. Ed è una certezza matematica, che non ha bisogno di sondaggi. Basta andare su Google Trend. Questo è come funziona la politica, la gestione delle pandemie, tutto, oggi. Beninteso, il mostro in prima pagina è sempre esistito. Il meccanismo della curiosità applicato alla notizia, pure. Che la paura sia un motore straordinario lo sappiamo da sempre. Da sempre si compattano i popoli individuando un nemico esterno comune. Da sempre si istiga all’odio verso il diverso facendo leva sulla paura. Il fatto è che, in passato, lo sfruttamento della paura nasceva da leader politici ben riconoscibili, mentre ora – ho l’impressione – il circolo della paura viene alimentato al livello più basso e diffuso. E il leader si adegua, tutto qua. La situazione, quindi, è molto più pericolosa perché non esiste un (solo) manipolatore quindi non è facile disinnescare il meccanismo. Il problema è che ora è tutto enormemente amplificato, velocizzato, monetizzato e monitorabile. In breve, abbiamo una tecnica che supporta egregiamente tutto questo: è il nostro HAL9000.
Verrebbe da chiedersi se coloro che scrivono gli articoli, e i titoli, sono consapevoli della loro enorme responsabilità. Io credo lo siano solo in parte, sono un po’ come i bulli, che non si rendono conto di quanto male stanno facendo.
E, in più, tengono famiglia.
Mario Bramè è nato a Vigevano nel 1973 e vive a Milano. È stato (o è tuttora): ph.d in filosofia della scienza, tifoso, scrittore, grafico, runner, editore, project manager, batterista, saggista, seo specialist, redattore, chitarrista, direttore di collana, studente di ingegneria, traduttore, programmatore, cantante, webdesigner, editor, inter-railer, organizzatore di concerti.
Nel 2018 ha pubblicato il romanzo La notte dei ragni d’oleandro.
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Grazie Mario Bramè. O sei un temerario o non hai famiglia. 😀
Può darsi che il vaccino Astrazeneca non abbia controindicazioni e sia tutto
Ok. Ma allora perché fino al 2023 non avremo i dati della sperimentazione?
E perché per assumerlo dobbiamo firmare e togliere ogni responsabilità alla società produttrice?
D’accordo ci dicono che con il Covit se non sei vaccinato è più facile ammalarsi. Ma fin’ora non l’ho avuto quindi perché debbo rischiare per un vaccino che non conosciamo gli effetti collaterali di un domani?
Quanto ai motori di ricerca gli dò giusto
l’importanza che si meritano non sto a perdermi nelle loro elucubrazioni
Vai a fare una banale colonscopia e firmerai fogli su fogli con richiesta di accettazione di cos’è parecchio brutte! 😉